lunedì 23 maggio 2011

Certo che non siamo le nostre parole

Certo che "non siamo le nostre parole". Se così fosse, io sarei un ammasso di versi, di urla e di sorrisi. Ciò che siamo invece è l'interpretazione che gli altri hanno delle parole e di questi miei versi, delle mie urla e dei miei sorrisi. Interpretazioni: ovvero opinioni, ossia quel che gli altri credono che certe espressioni vogliano dire. 
L'espressione sul mio viso che papà definisce "sorriso", così come il pianto, sono la sua interpretazione dei miei stati d'animo. Allo stesso modo, quando lui gioca con me, io mi diverto perché so che lui vuole divertirmi. E' in qualche modo un gioco delle parti, una specie di convenzione, proprio come quando faccio un sorriso e tutti sono d'accordo con l'affermare che sto sorridendo.

1 commento:

  1. No paciocco: tu sei tu, che in questo momento sorridi perchè stai bene (o stai bene perchè sorridi, ancora non è chiaro) e quando lo fai chi ti è accanto, anche se non ti conosce, sa che tu stai bene perchè anche a lui capita sempre di ridere quando sta bene e questa cosa non la pensa, la sente, come direbbe il tuo papà. E poi lo so che che tu diverti quando giochi col papà non perchè senti che lui se lo aspetta ma perchè LUI pensa che TU voglia divertirti; tu, del resto, lo vuoi perchè sei, essenzialmente, alla ricerca della felicità.
    Accidenti che garbuglio ma tanto tu hai capito.

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