martedì 31 maggio 2011

Non meravigliarti

Non meravigliarti se ancora non so chiamarti papà e se ti sorrido appena ti rivedo. 
Non ti chiedere se sono contento perché è evidente che io lo sia. 
Ho due mani grandi e mi servono per afferrare ogni cosa che attiri la mia curiosità.
E se le mani non bastano ho il mio sorriso per raggiungerti.

lunedì 23 maggio 2011

Certo che non siamo le nostre parole

Certo che "non siamo le nostre parole". Se così fosse, io sarei un ammasso di versi, di urla e di sorrisi. Ciò che siamo invece è l'interpretazione che gli altri hanno delle parole e di questi miei versi, delle mie urla e dei miei sorrisi. Interpretazioni: ovvero opinioni, ossia quel che gli altri credono che certe espressioni vogliano dire. 
L'espressione sul mio viso che papà definisce "sorriso", così come il pianto, sono la sua interpretazione dei miei stati d'animo. Allo stesso modo, quando lui gioca con me, io mi diverto perché so che lui vuole divertirmi. E' in qualche modo un gioco delle parti, una specie di convenzione, proprio come quando faccio un sorriso e tutti sono d'accordo con l'affermare che sto sorridendo.

mercoledì 18 maggio 2011

Ieri ero in braccio a mamma sul balcone

Gli occhi non sono lo specchio dell'anima e nemmeno il riflesso di ciò che si pensa. Gli occhi rispecchiano semplicemente ciò che guardano. Come la pozzanghera che vede il palazzo che ha di fronte. Come il mare che si tinge di latte al mattino e d'arancio alla sera. 
Gli occhi sono l'interpretazione visiva di quel che si ha davanti. Sono un invito ad attraversare la strada, il biglietto per compiere un viaggio, il primo passo verso il futuro.
Ieri ero in braccio a mamma sul balcone a godermi il contrasto fra il sole già caldo e la brezza fresca della primavera. 
I miei occhi erano verdi di foglia, completamente dipinti dalla fronda del pioppo davanti casa.

lunedì 16 maggio 2011

Papà mi guarda e io rido

E' una faccia simpatica quella di papà. Appena si gira e mi guarda, aggancio i suoi occhi e rido. Ogni mattina e ogni sera, dal passeggino dove sto disteso, seguo con lo sguardo questa persona che mi si muove attorno, indaffarata, e che ogni tanto mi lancia un'occhiata. Io aspetto questo momento nel quale i nostri sguardi si incrociano e tutte le volte che papà mi guarda è una conferma delle sue attenzioni verso di me, una risposta affermativa alle mie aspettative. 
Papà mi guarda e io rido, senza una ragione, forse semplicemente perché papà mi sta simpatico. 
Mi guarda e io rido, con le poche, e con tutte, ragioni del mondo.

martedì 10 maggio 2011

"Forse gli stanno spuntando i denti"

"Forse gli stanno spuntando i denti", dicono i miei genitori sentendomi urlare. Essi non non conoscono l'origine del mio dolore e fanno ipotesi avvalorate dalle 'diagnosi' del pediatra. Può darsi che ciò che affermano sia vero, ma resta questa generale anomalia di un effetto palese che ha cause oscure. 
Come accade per qualsiasi altro grande dolore, che ha origine nelle profondità più remote e inaccessibili dell'animo umano e che determina il comportamento di una persona, è inevitabile e pazzesco che si scambi l'apparenza con l'essenza e che si parta dalla prima per comprendere la seconda.
Ma tant'è: siamo esseri umani, con occhi per vedere e orecchie per sentire soltanto ciò che ha evidenza, solamente quel che ha voce.

martedì 3 maggio 2011

Adesso piango meno

Adesso piango meno e riesco a trovare degli elementi di distrazione dove rivolgere il mio sguardo e disperdere la tensione. Non solo: ora riesco perfino ad afferrare alcuni oggetti che mi compaiono di fronte.
La mia mira sta diventando infallibile e per spostare le cose adopero perfino i piedi. Sorrido spesso e piango poco, soprattutto al mattino. 
Quando mi sveglio sono sempre di buon umore.