lunedì 21 novembre 2011

Una fotografia sul mio lettino

C'è una fotografia, proprio sopra il mio lettino. E' stata scattata quasi tre anni e mezzo fa e ritrae mio fratello all'età di poco più di un anno, età che avrò anch'io fra qualche mese. 
In quella foto, Dodokko ha un'espressione sorridente, addirittura entusiasta e piena di soddisfazione per il ciuffo d'erba appena strappato da un prato. I suoi lineamenti non sono più quelli di un neonato, ma quelli appena accennati del bambino che diventerà.
Ma non è soltanto questa transizione dell'aspetto fisico, dal neonato al bambino, a colpirmi, ma anche quella, inversa e ricorrente, dal bambino al neonato: per un anno quella foto sopra al mio lettino ha rappresentato per me addirittura il volto dell'adulto. E adesso che mi appresto a compiere dodici mesi, inversamente, l'età di quel bambino va diminuendo, i suoi lineamenti si ammorbidiscono e alcuni spigoli tornano a essere rotondi.
E' così: andiamo e torniamo, anche senza mai muoverci da certi posti. Questione di prospettive, di punti di partenza e termini di paragone.

domenica 20 novembre 2011

Io ti parlavo ma tu dov'eri?

Io lo so bene, che adesso per te è cosa strana questa mia improvvisa voglia di stare con te, di stringerti per impedirti di andare via. Non è, il mio, un comportamento nato dal nulla: ho sempre avuto questo desiderio naturale di restare insieme a chi mi da sicurezza. 
La differenza con prima è che ora so esprimere, con il pianto ma anche con le mani e le braccia, ciò che sento. Anche se nulla possono le mie forze di fronte a scelte che non so comprendere e spesso devo accontentarmi soltanto di indugi e di qualche carezza in più.
Per farmi capire, ho imparato a fare ciò che fanno gli adulti quando non sanno parlare e, allo stesso tempo, non vogliono starsene fermi e muti, rassegnati a non esprimersi. 

lunedì 7 novembre 2011

Stupore è un sospiro

Più delle sette meraviglie e molto più che se mi trovassi, io così piccolo, ai piedi dell'Everest: è impossibile cogliere l'immensità nel suo insieme. Rimane lo stupore di fronte alla scoperta delle cose quotidiane, un sospiro che toglie il fiato. Un cassetto finalmente aperto, un tasto che si stacca dal computer, l'unghia di un dito di papà nella quale infilo la mia, l'arrivo sempre inatteso di chi voglio vedere, un suo gesto brusco e che mi fa ridere, un'immagine televisiva, un pezzo di pane trovato sul tavolo, una fetta di mela aspra e dolce e che mi fa rabbrividire. 
E, ancora, la soddisfazione per il traguardo appena raggiunto di riuscire ad alzarmi tenendomi al tavolino e quello, ancora più difficile, di tornare a sedermi senza cadere. 
Stupore è un sospiro che nasce dopo una fatica appena compiuta o dopo esser passati attraverso mille frustrazioni. Stupore è una tenda che si apre dopo aver celato troppo a lungo meraviglie che non poteva più nascondere ed eccole qui, improvvisamente svelate, snocciolate una a una, giorno dopo giorno, nella quotidianità di questi giorni che quotidianità ancora non è diventata. 
Stupore è ogni rivelazione a cui assisto, finestre senza tende, vetri luminosi che si affacciano verso l'esterno e non si aprono semplicemente contro il buio di un appartamento. 
Questi occhi nuovi con cui guardo e che non potrebbero nulla se non fossero la proiezione stessa di me negli oggetti che osservo.