venerdì 25 febbraio 2011

Papà dov'è?

Dov'è papà, dove è stato in tutti questi giorni, come mai si è fatto vedere così di rado in casa? La mamma mi ha detto che è in ospedale col mio fratellino. E così si è perso i miei sorrisi, che ora faccio sempre più spesso. E anche i miei vocalizzi, che papà non ha ancora mai sentito.
Sì, perché adesso io parlo sai? A modo mio, ma parlo. E ho anche una bella vocina, quando voglio. Non strillo più soltanto, né penso solamente ciò che voglio dire, senza emettere un suono, come facevo qualche settimana fa.
Adesso parlo e mi chiedo e domando: "Papà dov'è?".

lunedì 7 febbraio 2011

Un nuovo giorno

Sabato e domenica sono stato tutto il giorno fuori, a passeggio con mamma e papà. Al mare, al parco, in una piazzetta del centro, a guardare la gente e i bambini giocare per strada e tirarsi i coriandoli di carnevale, a vedere la luce, il sole e a dormire all'aria aperta. Ho goduto dell'ossigeno fresco, della brezza marina, del rumore chiassoso delle persone attorno a me. Mi sono cullato nella giostra dei suoni e dei movimenti nuovi.  
Poi, appena rientrato in casa, ieri sera ho iniziato a piangere un pianto disperato che si è prolungato per quasi due ore. Non avevo parole per dire ciò che sentissi e dove avessi male e il mio unico modo per esprimermi era quello di piangere, lasciando chi mi stava intorno libero di scatenarsi nelle più svariate diagnosi e interpretazioni.
E così i miei genitori hanno pensato prima alle coliche, poi però hanno visto che la mia pancia era sgonfia ma dura, infine hanno ipotizzato che qualche dentino stesse per spuntare prematuramente. Hanno anche immaginato che fosse la troppa aria presa o lo iodio la causa della mia sovreccitazione, ma alla fine ci ho pensato io a porre un freno alla loro fantasia: quando mi sono quietato, all'improvviso, e mi sono assopito di punto in bianco e ho dormito per più di cinque ore di seguito.
Da un momento all'altro in casa è entrata la calma e, mentre dormivo, non facevo altro che prepararmi a vivere un nuovo giorno. Un nuovo, prossimo, giorno di vita, senza attese particolari, senza sapere cosa accadrà e come starò. Come un fiore che sboccia all'alba e si gode i raggi del sole fino al tramonto.

martedì 1 febbraio 2011

La mia prima influenza, il mio primo sorriso

Nella pancia di mamma non mi sarebbe mai accaduto: prendermi questa brutta influenza. Ma non ha senso parlare del passato o di una situazione ideale che non tornerà mai. Dirò soltanto che la febbre è stata un'esperienza 'forte', dove ho potuto mettere alla prova il mio sistema immunitario che - direi - ha retto bene. Ho sofferto, quando la febbre ha sfiorato i 39 gradi, ma poi ho reagito e la temperatura non è più salita tanto. Mi è rimasto soltanto un po' di raffreddore, adesso, che mi fa dormire male la notte e che costringe il mio papà a mettermi delle fastidiose gocce di soluzione fisiologica nel naso e ad aspirare con un tubicino le mie secrezioni nasali.
Ma questo è tutto, fortunatamente, e dunque posso sorridere. Sì, ho sorriso per la prima volta in questi giorni: un bel sorriso senza denti che ho fatto appena mi sono sentito meglio. Con il mio sorriso ho detto "ciao" ai miei genitori e al mio fratellino che stavano aspettando questo momento e che mi hanno guardato come se non mi vedessero da un anno. E ho aggiunto: "Sono guarito".
E loro mi hanno risposto con il loro sorriso felice, di contentezza e di sollievo.