lunedì 7 marzo 2011

Manuale d'uso: l'urlo

Molto tempo fa, prima che nascessi, papà aveva un cane di nome Skipper. Era un incrocio - mi ha raccontato - fra un segugio e un cirneco, di taglia media e dalla corporatura snella. Aveva un bel colore ruggine, un petto carenato da corridore e due orecchie pendenti, che sventolavano a ogni movimento della testa e che, durante la corsa, si appiattivano contro il cranio. Però il suo tratto distintivo non era l'aspetto fisico, ma il carattere: Skipper era un cane nevrotico, capace di parlare - non solo di abbaiare - con chi lo sapesse ascoltare. Non obbediva mai e papà non se la prendeva con lui per questo, perché aveva capito che la sua era una natura da spirito indipendente, se non addirittura ribelle, e che quindi non c'era niente da fare. Papà - mi ha confessato - un po' lo ammirava per come era fatto e lo rispettava come si rispetta ogni creatura libera.
Se c'era qualcosa che voleva, Skipper urlava come un ossesso. Se papà lo rimproverava, rispondeva risentito con una serie di guaiti. Se papà - a quel punto per gioco - aggiungeva qualche altra parola, Skipper si mostrava in grado di mandarcelo, con un semplice sbuffo. In queste discussioni con il suo padrone il cane voleva sempre avere l'ultima parola. Inoltre, era spesso dispettoso, lagnoso per un nonnulla, irascibile con qualsiasi altro cane di sesso maschile e ovviamente con tutti i gatti possibili e immaginabili. Ce l'aveva con i motorini e i preti ed era un razzista che odiava tossicodipendenti ed extracomunitari. 
Papà potrebbe narrare mille episodi in cui Skipper si è distinto per le sue doti, ma ciò di cui voglio parlarvi io è un'analogia fra il mio modo di urlare e quello del suo cane. E ve lo voglio raccontare perché di recente ho sentito dire a papà - testualmente - che "non serve a nulla gridare" e che "le cose si possono chiedere con calma". Beh - fatemi dire -, non è la stessa cosa e non è vero che con la gentilezza si ottiene tutto. E' urlando con la massima forza che ho nei polmoni che io vengo accontentato, quando ho fame, quando ho sonno e voglio essere cullato, quando ho caldo, quando ho male alla pancia, quando ho sporcato il pannolino, quando voglio stare in braccio. Proprio come faceva Skipper, che con un paio di abbaiate era in grado di mettere in fuga cani ben più grandi di lui e che con qualche guaito riusciva a ottenere tutto ciò che voleva da mio padre. E se ci riusciva lui... 

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